venerdì 13 marzo 2009

echi sbiaditi - "corpi nudi" dell'antica Roma

Fu Raffaello Sanzio il primo ad intuire che c’era qualcosa di nascosto, definendo le “architetture del mondo antico” come “ le ossa di un corpo senza carne”, ombre lontane ormai sfaldatesi dal loro primitivo senso. Intuiva la necessità del colore, percependo sensazioni diverse che restituissero quella qualità antica ormai perduta, non volendosi “accontentare” di quelli “scheletri muti” troppo distanti da ciò che in realtà erano.
Un ripensamento globale dell’ altare, incentrato sull’ importanza della policromia per la lettura di questo monumento di età augustea, è avvenuto nel 2006 con la riapertura del nuovo Museo dell’Ara Pacis. Varie analisi, soprattutto dei frammenti conservati, hanno portato alla formulazione di ipotesi legate alla reale presenza del colore sul monumento, analizzando in particolar modo lo sfondo dei rilievi, essendo questo un elemento che imposta la percezione dell’immagine. Si è così arrivati a dare due diversi significati all’utilizzo di sfondi chiari o scuri nelle opere di età romana. Si ipotizza infatti che gli sfondi chiari siano stati utilizzati per scenari narrativi e paesaggistici, mentre gli sfondi scuri assunsero più una funzione di rappresentanza. Il blu avrebbe quindi una connotazione non naturalistica ma bensì monumentale, classica ed ufficiale, e il vero cambiamento di tradizione vi è stato in età paleocristiana quando i fondi blu cederono il passo ai fondi d’orati dei mosaici e degli affreschi absidali raffiguranti immagini religiose.
Attenzione particolare è stata data anche al tema della natura in funzione delle circa 90 specie diverse presenti nel paramento esterno, disposte secondo un sistema gerarchico ben ordinato, il cui utilizzo sembra voler riallacciarsi ad un processo di nuova prosperità e rinascita di Roma dovuta ad Augusto.
È dunque importante sovvertire questa difficoltà di accettare la presenza del colore, considerato ormai come un dato trascurabile, riprendendo le file del discorso “classico” che vuole forse anche troppo rimanere chiuso in se stesso, non considerando la reale entità di ciò di cui tratta. I resti a noi giunti sono quindi diversi da ciò che erano, cambiati nel tempo ma non evoluti, non più in rapporto con alcune delle loro parti fondamentali: il giallo, il rosso e il blu.
immagine: Ricostruzione ipotetica dell’Ara Pacis policroma, veduta del lato nord
incontro internazionale sulla policromia dei monumenti antichi I COLORI DI AUGUSTO, Auditorium dell'Ara Pacis, Roma - 11 marzo 2009

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